lunedì 2 maggio 2011

Estratto.

Fuori

non mi rendo conto di quello che succede intorno a me.
Sento tante voci, e casualmente ne seguo una, a scelta, per più o meno tempo ma senza ascoltare, solo seguendo le successioni di suoni, le aspirazioni, gli intercalare, i sospiri..
Ho gli occhi che bruciano ed al contempo sono umidi, ma non commossi; sono iniettati di sangue, brulicanti pozzi di caldo sangue inframmezzato d'azzurro.

L'azzurro mallarmiano, quell'ideale ossessivo e ottenebrante, che sconvolge e tortura l'animo elevandolo e incatenandolo sempre più al suolo.

Poi la pelle mi pare fermentarsi, come un arcaico mosaico creparsi e odorare di passato, di vecchio, di morto; non ho le unghie, le dita, mi dolgono i denti.
Sarà che mi mordo troppo spesso la lingua, e l'interno della bocca, tutto cicatrici e bianco.

I miei sensi vagano scomparsi simili a fantasmi di un antico maniero, spettri di ricordi e placida vita inerziale.

In sostanza, sono nulla.

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