lunedì 31 gennaio 2011

Ciao. Mi dispiace così tanto.

E insomma, un po' di tempo fa un ragazzo si svegliava, stiracchiandosi tutto, anche gli occhi morbidi.
Faceva colazione, chiacchierava con sua madre e scherzava col padre, con un po' di nostalgia nel petto.
Sfiorando le pareti dei corridoi girava per la scuola, studiava, aveva tanti amici.
A volte il suo zaino profumava di erba; la sua ragazza diceva a tutti che era tanto intelligente.

Poi per un po' di tempo un ragazzo si svegliava e stava a fissare il vuoto a lungo, steso immobile; beveva il caffè senza zucchero, in silenzio.
La madre si lamentava, indicava i mobili nuovi e il calore dei termosifoni della casa, lo chiamava amore.
Il padre spaccava i piatti, in silenzio.

Un ragazzo saltava la scuola, gli amici si stufarono dei suoi occhi affilati che si posavano sulle cose facendole sanguinare.
Un ragazzo perse lo zaino; una ragazza piangendo un po' lo lasciò.

Poi un pomeriggio un ragazzo scrisse qualcosa su un foglietto, andò in un posto dove non era mai stato.
C'erano tante scintille di fuoco, e colpi secchi nell'aria: le luci vibravano e si riflettevano sugli specchietti di occhiali protettivi, le mani tremavano incessantemente.
C'erano tanti buchi sui muri.
Così contò fino a nove, e decise che per un secondo voleva essere un muro.
E insomma, un ragazzo non si sveglia più.

Adesso mancano quegli occhi di plastica, e il tempo veloce; la sua famiglia si sta sfumando come un vecchio dipinto su cui viene gettata tanta acqua; uno zaino fu ritrovato in un parco, puzzava di stantio; una ragazza è stata vista accartocciata nelle braccia di un altro..
La scuola ha appeso una foto nell'atrio, ed è coperta di ditate e sguardi distratti.

E io non è che lo conoscessi bene, ma era un ragazzo.
Aveva vent'anni o giù di lì, e i suoi occhi erano di plastica: so solo questo.
Non sono sicura di cosa possa aver scritto su quel foglietto, ma

avrebbe potuto essere qualsiasi cosa.

Lui avrebbe potuto essere uno qualsiasi fra noi.

E io non è che lo conoscessi bene.

venerdì 21 gennaio 2011

Illuminato

ho visto un universo geocentrico
e poi serpenti avvinti ad alberi di conoscenza
tentatori danzanti sul bianco viso
dell' Illuminato ho visto


nell'ombra di un ampio fico
l'Illuminato mesceva fra i pensieri
le schegge tremolanti di cosmo più pure
a noi donarle ad aprire uno squarcio nell'ombra

rifiniva le corde del sitar
in cui portava i dolori dell'universo geocentrico
e la fronte all' Illuminato tutta brillava
le note i suoni meno acuti rifiniva

nella notte dei tempi
la sua luce cantava
l'amore che in lei portava
e l'Illuminato salvava i figli dal ratto nella notte


L'Illuminato

ho visto nell'ombra rifiniva
l'universo geocentrico
nella notte.

mercoledì 19 gennaio 2011

Katrina.

L'uragano Katrina, sei anni fa.

L'aria era spaccata in più punti, le case si scagliavano nel cielo a strattoni.
Le strade scappavano di corsa, increspandosi di sudore e polvere;
i lampioni coprivano il sole in argentee schiere compatte.
Gli alberi urlavano dai rami spezzati
le bestie muggivano ansiose
perchè non lasciano più impronte
su in aria.
I saggi erano accecati dai turbinanti granelli di sabbia
le persone piangendo si battevano i petti
e i piedi per terra

piangendo sulle biciclette dei bambini
le piccole teste scoperchiate dai cappelli via volati
piangendo i padri in terra riversi
e le madri vestite di nero
piangendo in navi di mogano cupo.

E la gente che tutta correva
lontano da quello che in scatole gridava
poi che nessuno davvero capiva
l'empatia dei quattro elementi
l'azione risolutiva di un dio perspicace
che tutto vede e tutto in sè sente.
Si voleva dipingere la condizione umana
si gemeva tracciando sulla traballante tela
le ombre e le fosche tinte dell'orrore.

L'uragano Katrina, sei anni fa.. ricordo che ho pianto tanto davanti alla tv, frugandomi il petto e sbalordita guardando più volte il mio spirito, perchè mi pareva come che tutto fosse uno specchio, e mille e infiniti intorno i riflessi.

lunedì 17 gennaio 2011

Stasera la nebbia mi ha baciato sulla punta del naso, e io per tutta risposta ho starnutito.

Tu camminavi là in mezzo, così per niente solo, e mi si è stretto il cuore.
Allora la nebbia mi ha dato un pizzicotto per farlo rinsavire, e io per tutta risposta mi sono stizzita.
Tu avevi il braccio coperto da una benda con su scritto "E' ancora inverno, amore mio".
Allora la nebbia mi ha strattonato dentro una nuvola, e io per tutta risposta ho cominciato a battere i denti.
Tu avevi gli occhi brillanti come spicchi di neve.
Allora la nebbia mi ha messo le mani sotto la maglietta, e io per tutta risposta sono caduta in trance.
Tu hai attraversato le strade tredici volte, con il semaforo rosso che lampeggiava di verde e giallo.
Allora la nebbia mi ha investito con la sua insistenza, e io per tutta risposta mi sono rotta quattro costole per i respiri troppo affannati.
Tu ti sei fermato a lavarti la coscienza in una fontanella del parco.
Allora la nebbia si è messa a ridere, e io per tutta risposta l'ho fissata a lungo e mi si è annebbiata la vista.
Tu eri contento.
Allora la nebbia mi ha mostrato il paradiso, e io per tutta risposta le ho consegnato le chiavi dell'appartamento nella mia anima.


Tu sei lì.
Allora la nebbia mi ha mangiato, e io per tutta risposta adesso non è che mi senta proprio bene.

Stasera la nebbia mi ha baciato sulla punta del naso, e io per tutta risposta ho starnutito.

sabato 15 gennaio 2011

So apprezzare il vostro gioco.

Ci hanno insegnato milioni di cose senza saperle, e adesso stanno in silenzio a guardarci, non ci perdono di vista: aspettano qualcosa che nemmeno loro hanno saputo dare.

La nostra risposta è il silenzio, ma è un silenzio diverso dal loro.
Il nostro silenzio è la compassione arrabbiata di chi sceglie di non scappare.

venerdì 14 gennaio 2011

Skyes.

Leva gli occhi dal cielo
la fanciulla dagli occhi di cielo
respira nell'artica fitta
al petto la follia mista
chè risuona di ghiaccio la foglia
e gli amanti si lasciano sulla soglia
l'inverno già smette di respirare
la primavera, il suo ipnotico tentare..
Umida di lacrime si piega al cielo
la triste fanciulla dagli occhi di cielo
rimira lo sciuparsi d'amore
già le tremano le ginocchia d'orrore
chè il destino è in contrasto al volere
delle notti il seguito vedere;
il mattino perenne si inchina
al di lei bruno ciglio di brina
e a lei le palpebre solleva sì in danza,
l'incantesimo pervade (che silenzio..) la stanza.

Mai potrebbe ricongiungersi al cielo
la rapita fanciulla dagli occhi di cielo
che a lui solo ha donato quel mistero
del ballo di morte e amore sincero.

lunedì 10 gennaio 2011

I got a baby from the moon.

E di notte i giovani sono in processione
i primi tre sono i più belli e i più malati
di fianco a ciascuno sta un vecchio pazzo
sussurra loro esattamente cosa fare.

Portano le mani davanti agli occhi
ricostruiscono con mormorii febbrili
tutto il mondo che i loro progenitori
avevano distrutto con silenzio e braccia.

Portano sul petto bimbi dalla pelle grigia
che la luna donò il giorno in cui furono condannati
e se ballano lo fanno con la grazia
del tempo in una clessidra di ghiaccio.

Portano al posto della fronte
pizzichi di sentimenti
da scambiare con i pirati
e il loro corroborante grog.

Di notte i giovani vanno in processione
passano fieri e tristi
di fronte alla tua casa
la segnano con cenni del nobile capo

sono i vecchi pazzi che hanno detto loro di farlo.

venerdì 7 gennaio 2011

Buongiorno, figlia di un altro mondo

Che il sonno ti colga inaspettato
e il tuo viso si racchiuda
in colori brillanti e mai visti prima
così che questa mattina
possa renderli i più belli di sempre.

E nessuno provi a svegliarti
neanche l'Angelo ritardatario
abbassi gli occhi di stelle
e osi pronunciare parole d'amore
per te.

Solo Notte e Silenzio son degni abbastanza
di accogliere il mistico momento
in cui le tue palpebre s'alzeranno lente
e la Vita come un fiume in piena
entrerà nel tuo corpo vibrante di luce.

mercoledì 5 gennaio 2011

Bang! Zoom.

Sei un arcobaleno scappato dalla riserva
e a me sembra di star tornando indietro alla velocità della luce
fino ai giorni di pioggia da dietro le barricate
con le ginocchia sbucciate come pannocchie di granoturco
e le biciclette spaccate di risate

è solo che mi manchi tanto.

martedì 4 gennaio 2011

Le notti di luna piena mi fanno venire il mal di testa.

Accende e spegne la luce, poi la riaccende e la rispegne e la accende si mette a pancia in su e punta i piedi sull'armadio sopra la sua testa.
“Ok, senti, adesso ti spiego come funziona la faccenda”.

Ha di nuovo i buchi sulle calze e ancora non le ha buttate.
E usa quel rossetto che mette solo quando ci sono le notti di luna piena, che ho detto mille volte quanto stia male, ma in realtà sta benissimo, e vorrei solo che la smettesse di usarlo e me lo regalasse: che poi io non mi trucco mai, ma mi piace l'idea di avere le sue labbra da qualche parte per casa.
Prende il bicchiere dal comodino, lo finisce in un sorso e dà un tiro di sigaretta.
Adesso so già che socchiuderà gli occhi e prenderà un gran respiro, forse si stiracchierà ma non credo (non è ancora a disagio) e poi se ne uscirà con una di quelle sue solite frasi senza senso che mi fanno ridere da pazzi, fuori, e morire dentro.

Così infatti andrà, che ci faremo spaccare dalle risate e quando riprenderemo fiato ci renderemo conto di cose ben più serie; allora andremo subito a dormire, prima che ci sia un attentato terroristico in camera nostra e ci ritroviamo i cuori sotto le macerie, staremo schiena contro schiena e mani intrecciate, e domani mi risveglierò sola, come al solito.

“Io vorrei essere un pesce per volare sopra le nuvole e ricaricarle di caramelle da buttare ai bambini troppo cresciuti, un po' stile adescatore, capisci?"

Guarda le stelle.

Ma stelle, svergognate, copritevi, che mi state proprio stufando!
Sarà inverno, sarà freddo, sarà che la bella gente e le belle persone se ne sono andati a festeggiare via, lontano da questa città inquinata di spettri, ma voi davvero state esagerando.
Ultimamente sono tante le volte che vi vedo molto, moltissimo. Che posso contarvi, fare disegni di voi, commuovermi a squadrarvi in ogni vostro dettaglio, a pensare alle vostre venerande età.
Brillate troppo, è questo il problema.
E siete troppe, un esercito armato del cielo: mi state sconfiggendo la terra.
Lo sapete benissimo che io ci devo vivere qua, che non ci posso far nulla. Che poi tanto lo sguardo lo si deve abbassare, che le cose si fanno quaggiù, dopo pochi secondi di naso per aria ad ammirare il vostro spettacolino, che prima o poi qualcuno schiocca le dita, gli amici o i fulmini o l'orologio, e si ricomincia con un passo dopo l'altro.

Un vostro ambasciatore, un figlio delle stelle, mi ha detto, giorni fa, in occasione degli auguri, dei Buon Natale, degli hurrà, delle speranze per il cosiddetto Anno Nuovo che di nuovo non ha nulla, che io sto per il 30% del tempo con i piedi per terra, e tutto il resto si vede proprio che lo passo con la mente da un' altra parte, chissà dove.

Mi veniva da dirgli, così, a mo' di scusa: tra di voi.
Ma il fatto è che la cosa non mi è piaciuta. Mi ha fatto sentire astratta. Così eterea da diventare troppo attaccabile.
E ciò che mi dà più fastidio è che so benissimo che il giorno in cui finalmente vi deciderete a oscurarvi, a mettervi il cappotto ed allontanarvi in gruppo, a braccetto, lontano, il giorno in cui sarete voi ad andarvene a festeggiare via, che ve lo meritate, eccome se ve lo meritate!, beh, quel giorno io non avrò più nulla su cui scrivere.

Pensate un po' (come siete ironiche però), adesso mi è venuta un' immagine in testa che è una bella storia su una di voi, e so già che un giorno di questi mi ritroverò a scriverla, e poi brucerò tutto perchè davvero non ne posso più di essere quella che vede cose strane, ma solo perchè mi ritrovo gli occhi chiari e offuscati e cado in trance, un po' stile dionisiaco, e quando mi riprendo mi sorprendo pure.
Finirò in un cazzo di ospedale psichiatrico.
Lo dice pure la mia carta astrale. Ma come siete ironiche!



Bukowski scrisse "Se mai dovessi parlare di amore e di stelle... uccidetemi."
Buon vecchio Charlie.