domenica 26 giugno 2011

E' a notte.

E' a notte
che quel sentimento
lo sento
pesarmi sulla schiena
battere come un secco ramo
contro la finestra

lo vedi, amore?
lo senti?

Un albero mi sta
crescendo sulla schiena
fuori le voci
mi chiamano
chiamano me

e non è il vento, amore
non è il vento.

mercoledì 22 giugno 2011

Lei ha rinunciato alla vita.

Lei ha rinunciato alla vita.
Eppure non la giudico, poi che in passato l'ha veduta, l'ha toccata l'ha palpata.
L'ha goduta nelle sue fibre intesse saldamente, vi si è infiltrato nel fiore degli anni rimangiandosi le spine e torcendosi le dita nel rimpianto.

Dev'essere stato facile, dev'essere stato noioso.
In un certo senso, la capisco.

Ma lei ha rinunciato alla vita.
Avendomi insegnato la pluralità della natura umana, l'unitarietà dell'infinito molteplice e frammentario, il denominatore comune che ci rese Uomini dai tempi primordiali, da greci dei a contemporanei senzienti.

Lei ha rinunciato alla vita.
E ora sta sulla soglia ad attendere che batta ancora un solo fiebile colpo, uno solo ancora, non per aprire spalancare la porta, ma per continuare a gemere pietà languendo sulla moquette stantia, avvolto da petali marciti e spine spine conficcate ovunque.

Prima del nulla, del denominatore comune.

venerdì 17 giugno 2011

Ho incubato un sogno.

Le persone stupiscono
come neri pugni di neve
sul volto addormentato a inverno

ma si tende a loro
come si tende all'inafferabile fuoco bianco
la memoria
che ricopre come corteccia
ogni cosa e la sbiadisce

e poi ci si sveglia e si ama
all'improvviso.

Finiamola così.

Venivo coi primi minuti di

Schubert, Fantasia op 103 D940, a 4 mani

e i suoi caldi occhi infossati

che mi trascinavano giù con loro

negli abissi più cupi e violacei

del mio Io parzialmente e interamente suo.

Volevo morire in quei momenti

di estasi completa

stringendomi le mani al petto

e giocando coi miei piccoli capelli

intrecciati al sussurro

Quanta bellezza..

mercoledì 15 giugno 2011

82 anni ci sono voluti.

Quando la salutai, a malapena mi rispose, ed era tutta felice perchè il vicino, finito di dar da mangiare al pappagallo, era corso a ripararle la televisione: aveva solo rischiato di rimanere sola.
Disse che sono troppo magra, ma il pranzo me lo cucinò in fretta, e borbottando incessantemente: contro la sinistra, contro gli omosessuali, contro i neri, contro se stessa e le sue ossa, troppo deboli in proporzione alla carne.
Dopo averla salutata, io ancora non avevo detto una parola, e l'avevo lasciata dire masticando lentamente in silenzio.
Quando poi quel silenzio fu anche suo, allora si decise a parlare veramente.
Disse che non sono matta, come dice mia madre, ma sensibile, e come tutti i sensibili sono solo poco strana: ma l'importante era che non fossi amorfa (usò proprio questa parola).
E mi intimò di darle i pantaloni, chè li aveva notati benissimo quegli squarci dall'usura.
Io con le lacrime agli occhi la guardai rammendare a fatica, senza sorprendermi più di tanto che non ci fosse filo abbastanza resistente da tenere insieme i pulsanti slabbri delle nostre ferite da separazione inevitabile, dentro: ho rimpianto poco di essere stata lì in quel momento, ma resistitetti solo poche ore.
Mi faceva troppo male ripensare all'inseparabile infanzia che ci eravamo concesse tanto tempo fa.
E con i miei buoni pantaloni tutti ricuciti sono uscita sotto la pioggia, presso le rive, a ricercare quei giorni.

lunedì 13 giugno 2011

Locus amoenus.

Nei luoghi più celati
riposa il fogliame che brilla
di lucida rugiada blu.

Mi inoltro silenziosa
nel tuo nascosto silenzio.

Le previsioni danno tempesta
al mattino, ma sorge lenta
una nube rosa pallido.

Mi piego lentamente
al tuo coercitivo volere.


Fugge stridendo l'allodola
e s'arruffa il cipresso dorato
cadono dolci bacche sul petto scoperto.

Amami ora, se ti riesce.

sabato 11 giugno 2011

Scusate, sono di fretta ultimamente.

Dimmelo, svelto
quanto ancora devo correre?
Hanno bloccato il cronometro
e il mio tempo è già finito

ma urlano incitano
sciamano
tutt'attorno alle mie gambe rosse
scivolo nel sudore.

Sbigottita e lacrimando
mi son voltata a cercare te
la tua mano forte
per intrecciare i tendini
andare avanti

stai sopra a loro
avvolto dalla mia miopia
ma le tue labbra urlano incitano
"Quanto ancora devi correre !"

giovedì 9 giugno 2011

Pozzanghere.

Tombe per piedi
imprecisi o distratti
ed epitaffi di fango
sulle scarpe bianche

recitano:
ANCHE SE NON POTEVI
TI SEI LASCIATA CADERE
E NON ERA UN GIOCO
MA TUA SEMPLICE DISILLUSIONE.

sabato 4 giugno 2011

Politica.

Ragnatela gonfia
si tende fra le dita
pigra e lucida
come una pioggia estiva
- attesa.. pare che ogni cosa
sia rallentata aspettando
e lontano risplendono le mete
altro da sè

lucenti gemme incastonate
nella terribile corona del re tiranno
e siamo sudditi fedeli
che aspettano
come cani da guardia
per ragnatele tese.