domenica 28 novembre 2010

Il ladro di scatole

A volte sembra di vivere in un' enorme scatola piena di cose belle e colorate, che sono ovunque.
Solo che, trattandosi di una scatola, non c'è poi così tanto spazio per muoversi, e si inciampa ogni pochi passi in tutte le meraviglie che sono buttate così alla rinfusa: un po' perchè si vuole guardarle tutte, e allora lo sguardo è svagato per aria, il naso in su, la mano a tirare via dagli occhi tutti i capelli, e un po' perchè cadere è molto più facile che stare in piedi.
Oggi mi sono resa conto che il freddo, per esempio, è un grande amico esuberante, che cerca sempre il contatto fisico, e tende a metterti le mani dappertutto fischiettando in tono assai acuto canzonette stupide, e fa tremare, e battere i denti, non permette mai di star fermi a cercare un varco fra quei mille oggetti belli.
Però così non si può più parlare di secondi o minuti o ore, ma di mattine che si mettono il costume da notti, e pomeriggi in sere, e via dicendo: si arriva a chiedere la data e scoprire che è passato molto, molto tempo dall'ultima volta che non c'era il freddo, dall' ultima volta che nella scatola si è preso posto su uno dei tanti oggetti a massaggiarsi i piedi doloranti ammirando con calma tutti gli altri, senza fare nulla di che, senza che la mascella facesse male per quanto la si tiene serrata.
Siamo solo in autunno, ma noi cosa possiamo fare?
In questo infinito rincorrersi di stagioni non va mai bene niente, l'autunno è la mia stagione preferita e ancora non ho visto una foglia caduta che mi piacesse perchè unica: la neve le ha uccise, ha massacrato quelle migliori. E io ho tutti i capelli davanti agli occhi, entrambe le caviglie slogate e la Bellezza non mi interessa più: cerco quel centro d' Amore che non so nemmeno se esista nel casino che c'è nella mia scatola, l'ho perso o me l'ha rubato qualcuno.
E mancano moltissime altre cose, ora che ci faccio caso: c'è sicuramente stato un ladro da queste parti, perchè non è possibile che io ora possa tranquillamente correre in tondo e fermarmi a girare e non incontrare nulla con lo sguardo, non posso sedermi da nessuna parte, non posso guardare il cielo (qualcuno deve aver chiuso i coperchi della scatola, certamente è così) e sono appena inciampata di nuovo, stavolta in una crepa sul pavimento, che traccia la parola “SOLITUDINE”.

Sono così piccola che potrei cascarci dentro se non faccio attenzione.

Lo giuro.

Mi fa male la mascella per quanto stringo i denti, ma è per il freddo: lo giuro.
Mi tirano tutti i muscoli perchè ho le braccia sempre conserte, ma è per il freddo: lo giuro.
Mi si creano pezzi di ghiaccio al bordo degli occhi perchè lacrimano correndo tanto in bici, ma è per il freddo: lo giuro.
Mi duole la testa, il cervello ed i troppi pensieri, ma è per il freddo: lo giuro.

Che poi siamo solo a novembre: chi voglio prendere in giro? Nessuno.

giovedì 18 novembre 2010

Il suono della Terra

Sole che tramonta
Sole ch'ogni giorno sorge
al dolce suono della Terra
rispondi coi tuoi raggi gioiosi.

Con fresca luce disseta l'alba
quando si stende sull'orizzonte del mondo
Alba ch'al mattino è sì stanca
Alba che Crepuscolo ha sposato.

Nel cerchio racchiuso, dall'unione nata
la Volta Notturna si spieghi danzando
Volta Notturna di morbido buio
Volta Notturna che tanto io amo.

E Stelle che esplose amiche mi siete
voi Stelle di aria, intime legate
cascàte in Terra e musica fate
che giunga il momento per il sonno d'andare.

Così in fretta risponda con raggi gioiosi
a sì dolce suono della Terra
il Sole ch'ogni giorno sorge
il Sole, che ora tramonti!

E' Notte sorella d'Amore
m'è complice quando Lui voglio incontrare.

sabato 13 novembre 2010

Per far incrociare gli occhi, ho sfilacciato la sensazione

Quell'abisso                                                           una calamita
il ritratto del Tutto                                                  di freddo ferro
la collisione                                                            evita l'inevitabile
movimento                                                             chinesis

Il silenzio                                                               un rintocco
questi corpi                                                           di passione bollente
l'attrazione                                                            traccia l'infinito
staticità                                                                 abbandono

I sensi                                                                   miasmi
il nostro inverno                                                    di pallidi raggi
la fine                                                                   attende intrepida
tremore                                                                fremito


Siamo in un abisso
Siamo calamite
ci spezziamo
ci guardiamo languenti
noi non possiamo
noi non ci sfioriamo

Siamo attratti dall'abisso
Siamo nel ferro ibernati
ribolliamo d'attesa
ci lasciamo sul limite

Noi vibriamo affini
torbide anime intense.

venerdì 12 novembre 2010

Il mio amico Costantino

Nulla ho mai visto di più bello
di un uomo anziano che legge poesia
su una panchina in centro:
lui profuma di caffè.

Kavafis accarezza e il vento
legge da sopra la sua spalla.
Ha 26 anni e niente da fare
se non come ogni anziano stare
e bere il suo caffè.

"Costantino è il suo nome;
in greco, molto simile"
mi dice e sorride
presentandomi un amico.
A 26 anni è anziano e solo
la poesia, legge in centro.

mercoledì 3 novembre 2010

Notturno

Gocce di pioggia
frammenti di luna
la tua bocca dischiusa
un bacio ammalato

Gocce di pioggia
frammenti di catene
denti su schiene
il cuore è affamato

Gocce di pioggia
frammenti di mondo
l'occhio nascondo
l' animo è celato

Di nuovo la notte
i sogni raduna
gocce di pioggia
frammenti di luna.

Future reflections

Padova.
Copyright: Evans don't surf



Dopo tutti i viaggi nel tempo
da cui torneremo uguali a prima
ma con la disperazione sui vestiti
Ebbene, io mi fermerò a riflettere il futuro
poiché nulla di quello che è accaduto
potrà mai preparare al domani.

Leggerò nelle incisioni lasciate nel cielo
Ascolterò nelle conchiglie a pezzi sparse
Toccherò sui tuoi piedi gelidi e nudi
Ciò che un giorno potrebbe effettivamente essere
quello che ancora non mi si era mostrato.

La verità!
Un grido comune
temetela, uomini,
codesta bestia è insana e immorale.

Tutto ciò su cui si può ancora contare
è l'erba bagnata su cui morire
e i capelli rossi che sono un gene in estinzione
le altalene e il loro eterno far sognare
un amore che più sporco mai s'è visto.

Vedrete, vivrete.

lunedì 1 novembre 2010

I fari sembrano diamanti

Nel silenzio della casa addormentata, una luce lontana mi dice che solo il fratello è sveglio, dall'altra parte del corridoio, alla distanza di cento piastrelle bianche e freddissime.
Insonnia inevitabile mista ad una stanchezza indescrivibile: è stata una lunga domenica.

E sento il bisogno di scrivere che
ho fatto quindici sogni diversi (di cui tre a occhi aperti)
ho visto più di duecento persone
ho sentito la mancanza di una persona sola
ho riflettuto per ventidue ore
ho visto cose deludenti per tre ore e mezza
ho preso quattro litri di acqua in testa
ho avuto molto freddo
ho avuto voglia di parlare tutto il tempo
ho parlato con il cane per tre minuti
ho ricevuto zero abbracci
ho provato felicità due volte
ho canticchiato per quarantatrè minuti
ho sperato che il sole calasse prima settantacinque volte
ho delirato solo una volta, questa
ho fumato solo quattro sigarette

di cui l'ultima un minuto fa, sul balcone ricoperto di pioggia, a piedi nudi e senza maglietta, ascoltando a fatica gli Arcade Fire e i parti della mia mente, ammirando tutte le finestre della via sbarrate e le luci emanate dai lampioni inframmezzate da gocce sottili, amplificando fra me e me i suoni dei pochi motori che sono passati, ardendo per l'elettricità che mi scorre nelle dita, aspettando che finisse di bruciare la punta del mio dolore, arrugginendomi l'anima a stare così all'umido, ammalandomi per la difficoltà che ho ad esprimermi,
amando la bellezza di quel momento a tal punto che ho pensato: c'è sicuramente di che sperare.