martedì 31 maggio 2011

Buon viaggio.

I suoi capelli erano mare di grano
i suoi occhi gabbiani stridenti
in un' alba di tempesta.

sabato 28 maggio 2011

Parco Marinai D'Italia

Naufragio in mille
gocce e asfalto
lastricato umido scivoloso.

Cupo il cielo risplende
un lampo - un tuono
a ciascuno il suo
è giusto.

Gocce piegano le foglie
cadono strisciando scricchiolano.
Caldo estivo - mamme percorrono
sentieri lastricati umidi
e le passeggiate fra amanti.

La pietra scintilla come di diamante
bagnata da tempestiva tempesta
si erge la Casa e spalanca le braccia
è lì, è lì, e aspetta di avere

ma stringe poi il vuoto abbattuta
e nero risplende il soffitto di marmo
lampadario caduto, albero maestro spezzato.

Vento accarezza i mari di  pioggia
scostandoli freddo sfiora soffiando
vento-risacca, naufragio di mille
gli amanti un tempo qui furono.

Si nasconde sotto la pioggia il presagio
spartiacque del cielo cupo ma chiaro
in luce si scinde la fatale certezza

ci si avvia lentamente sui sentieri battuti
ora umidi lastricati scivolosi
naufraghi amanti marinai.

venerdì 27 maggio 2011

Giuouventou.

Come vecchi al mare
o bucce di mela sul davanzale
abbandonati si sta al sole
ad aspettare di seccare

si brancola senza un senso
senza un soldo per corrompere
quest'estate mai iniziata
e si è così finiti

appoggiati a un muro,
senza equilibrio.
Dimenticati per sempre.

o in stanze malsane
impregnate di fumo e gialle
coi frammenti d'infinito
da ricomporre distaccati

senza chiedersi il perchè.

giovedì 26 maggio 2011

All'amico senza tempo.

"Che begli occhi che hai!"
"Se li vuoi, te li vendo"
risposi sorridendo
all'amico nuovo e impertinente

Lui mi diede
la sua mano in contanti
serio serio.

E col petto che s'alzava
e s'abbassava svelto
in un corto respiro
ci intrecciammo
(sarà successo due minuti fa al massimo).

Proverbio siciliano.

Calati, giunco
che il vento passa

calati e attendi che la furia s'attenui
lascia che scorra altro da te

come lava su fianchi di monte
si secca e rimangono bozzi incompresi
tu non credere, rimani giunco
flessuoso e ambiguo

ma si sa, la natura non basta
e se anche è altro da te
arriva il giorno giusto per negarla.

domenica 22 maggio 2011

Dioniso amore mio.

Nudo ti voglio
spirito mio
rifletti il tuo ardore
sui seni arrossati.

Statue greche incrinate
circondano il viale abituale
ma tu corri sollevando foglie,
ricoprile di graffi.


C'è una folla titubante lassù
in cima ti attendono adepti
squarciati da un benevolo fulmine
dal dio ambiguo posseduti

si stanno confusi a guardare
l'edere e i tirsi intrecciati ai capelli
e cercano con le mani i padri e i figli
ma quelli lontani scapparono nel tempo.

Tu incrocia le braccia stagliandoti nudo
spirito mio
in fronte a loro opponi il tuo fuoco
sciogli le membra in danze
trascinandoli tra fiamme impazzite.

Nudo ti vuole
anche l'ambiguo dio
e agita lontano i capelli di brace
riduce in cenere l'abitudine languente.

domenica 15 maggio 2011

Senza titolo.

Come se fosse
l'ultima cosa che m'è concessa
di fare

come se fossi
disperata e nostalgica
mi spingo e sospinta
vivo.

sabato 14 maggio 2011

All'amica del teatro (che noia)

Raccogli le perline dal marciapiede
e indossale stasera
quando andremo a teatro insieme
e non staremo sedute vicine

POI mettile al posto dei tuoi
occhi chiari, che scintilleranno
e io al buio verrò a prenderti
succhiando caramelle amare.

Almeno quando inciamperai
sugli scalini dell'atrio del teatro
perchè io ti guardavo da
lontano e IO non ti ho dato
il cuore o il braccio,

ALMENO rimarranno le perline
scintillanti al buio e chiare
tutto intorno ai tuoi piedi storti
e al tuo essere sola.

giovedì 12 maggio 2011

Visione.

S'infrange di candela luce
sulle pareti dell'amata stanza spenta -
il Poeta s'ammira le lunghe dita
innervate di gelido nero inchiostro.

Lontano, si leva il grido:
la dolente madre dona la vita
e due grigi occhi spalancano
sui sentieri a notte di lucide stelle.

Si ripiega dunque la Notte fra morbide vesti
della giovane rossa infelice - di sorella
bianca pelle nel gelo suda
a vedere di oscuri uccelli gli infausti presagi.

Attende la turba trepidante
il fresco sguardo metallico
si sbriciola su umide strade -
ricordo dei nati passati..

Solo, a Notte, il Poeta s'aggira
consumando una candela, conforto fraterno,
e spinge sporcando con mano ogni porta
per ritrovare l'infiammata visione terribile.

sabato 7 maggio 2011

Come un giorno di pioggia.

Si fa pioggia, bello mio
fuori dal motel affoga la strada
e muoiono giovani e vecchi amanti
mentre tu dormi ancora.

Che poi mi chiedo se non sia
un po' ingiusto, così
che ritorni poi l'acqua
dopo aver così bruciato
lentamente così
mentre tu dormi ancora.

Si è fatta pioggia il desiderio spento
languore di te scivola svelto su strada
e si sporca dei morti caduti
come gocce di pioggia.

Affondiamo bello mio, si affonda
svegliati.

venerdì 6 maggio 2011

Stanchezza

Stavamo come lucciole in notte invernale
gialli e freddi ad ammirare il Bello

lucidi gli occhi risuonavano l'addio
del tempo sfuggito al controllo lunare.

Oblio coglieva e volevo rivederti,
confermarmi nell'animo la tua essenza

che a tratti lampeggiava, faro sull'abbandonata
isola, la nostra stanza.

E mi posavo tremante sulle tue braccia
per sentirmi ancora dire Quel Bello

è speranza e buon dolore vitale,
la notte invernale dura mille ore
ma è sconvolgente il tuo splendore.

Stringevi febbrile, stanchi aspettavamo
il ritorno del giorno, confusi
perduti in un' unica luce.

martedì 3 maggio 2011

Nulla di troppo.

Silenti le acque si stanno
conosciuto l'inverno
avvolte di bianco

e incorniciano il freddo respiro
che dal labbro mio sporge
a raggiungere te.

Immobili le acque si stanno
è dicembre sul suolo
io lo saggio con piede leggero
sperando che non mi lasci cadere.

E' la vita più dura
condivisa con acque
ghiacciate, ci stiamo
a cercarti con sguardo appannato.

Apatia si bagna delle acque
e il bosco intorno un deserto di sale,
si staglia per appoggio nel mezzo
l'albero, sognatore sveglio
già morto nel tempo

ma è sì caldo il suo corpo
-corteccia pulsante- nell'incontro
con la fronte mia di brina
le tue lacrime ancora.

Infrante le acque
dalle dita del giorno
si sfanno accese dal tiepido tramonto

il mio corpo si spacca
nei punti dove la pelle
tua si appoggiava più stanca

Queste acque per me sono vita
e misura è l'eternità sola;
nei tuoi occhi di luce di sole,
nulla di troppo.

Timetable.

Lunedì

pettinare bambole
distruggere sogni
adescare bambini
mangiare salato
cogliere l'attimo
sbandierare ideologie
coltivare piante
comprare guanti
fare qualcos'altro rispetto a ciò che si sta facendo
migliorarsi
trovare il tempo perso
tirare le cose per la lunga
tramare per la conquista del sole
pensare di essere ovunque
pregare che Dio non esista

Ore di sonno: 8.

Martedì

giustificare se stessi
ubriacarsi
pizzicare corde di cuori
scoprire un nuovo continente
naufragare in metro
amarlo teneramente
amarlo teneramente
amarlo teneramente
iniettarsi gomma nelle vene
pensare ai propri antenati
rilevare figure retoriche
costruire una gerarchia di valori
considerare le eventualità
mordere le caviglie del tempo
darsi da fare
mangiarsi le unghie all'osso
vanificare gli sforzi altrui
complottare contro i rastafariani
mugolare
bruciare borse borghesi
immaginare un mondo peggiore

Ore di sonno: 5

Mercoledì

cambiare t shirt
misurarsi col mondo
salutare sconosciuti
spaccare specchi
autoflagellarsi
trovarsi affascinati
credere in chiunque
segnalare differenze essenziali
volerlo riscoprire quattro volte di seguito e sempre rimanere stupita
rielaborare concetti
aiutarsi per quanto è possibile
fare sesso con qualcosa
apprezzarsi per ciò che non si è
rimandare
determinare ideali da seguire
contare gli elettroni sull'epidermide
sognare la sua pelle
percepire l'incombere del sonno
ripudiare le leggi della fisica
accartocciarsi come carta bruciata

Ore di sonno: 4.

Giovedì

graffiarsi le mani
impastare colori nuovi
contaminarsi di passione
mutazioni
fecondare gli occhi
sparare a zero
caratterizzare un momento
metabolizzare gli eventi
duplicarsi per svantaggio altrui
studiare il libro del mondo
ripensare al giorno precedente
piangere per il passaggio della Bellezza
contrarre i muscoli della mascella
verificare le proprie ipotesi
ribellarsi alla grammatica
sbranare il cuscino
disgiungersi dalla società
rimuovere
consultare i gatti per questioni di cuore
sopportare il Nulla
arrossire per la rabbia

Ore di sonno: 3

Venerdì

sbadigliare e inghiottire la luna
partorire sogni e lasciar loro in eredità un mondo davvero di merda
incartarsi su ragionamenti inconcludenti
riportare gentilmente i piedi per terra
restaurare il petto
cri - du - chat
farsi due domande DUE
indovinare
credere nei giovani
ridersela alle loro spalle
giudicarsi ipocriti
mancare di iniziativa
piangere ancora per il passaggio della Bellezza
rendersi conto che è venerdì
subire un piccolo shock di tanto in tanto

Ore di sonno: 9

Sabato

brodo primordiale per cena
lustrare l'amor proprio
costruire una scenografia per la propria realtà
parlare francamente
voler chiedere con gli occhi
ammirare
definirsi in un certo modo
cooperare con le autorità
non riuscirsi affatto
cercare l'etimo
fluttuare nell'incoscienza
chiudere gli occhi e CADERE
grattarsi il collo
mascicare il cielo e inghiottirlo pensosi
non pensare nemmeno per scherzo
farsi dare una ripassata
inframmezzarsi di tanto in tanto
gonfiare le guance
valutare il futuro
ponderare le opzioni sul tram
svegliarsi da questo sogno
piangere di brutto

Ore di sonno: 2

E poi è di nuovo Domenica.

lunedì 2 maggio 2011

Estratto.

Fuori

non mi rendo conto di quello che succede intorno a me.
Sento tante voci, e casualmente ne seguo una, a scelta, per più o meno tempo ma senza ascoltare, solo seguendo le successioni di suoni, le aspirazioni, gli intercalare, i sospiri..
Ho gli occhi che bruciano ed al contempo sono umidi, ma non commossi; sono iniettati di sangue, brulicanti pozzi di caldo sangue inframmezzato d'azzurro.

L'azzurro mallarmiano, quell'ideale ossessivo e ottenebrante, che sconvolge e tortura l'animo elevandolo e incatenandolo sempre più al suolo.

Poi la pelle mi pare fermentarsi, come un arcaico mosaico creparsi e odorare di passato, di vecchio, di morto; non ho le unghie, le dita, mi dolgono i denti.
Sarà che mi mordo troppo spesso la lingua, e l'interno della bocca, tutto cicatrici e bianco.

I miei sensi vagano scomparsi simili a fantasmi di un antico maniero, spettri di ricordi e placida vita inerziale.

In sostanza, sono nulla.

domenica 1 maggio 2011

Il primo di maggio

Nei giardini pubblici sono silenziosa
morta il primo di maggio
ma me ne sono dimenticata
così ora lo scrivo
e nei giardini pubblici
si ergerà una statua
in onore di una smemorata.
Quando sono morta
(il primo di maggio)
il vento si è colorato di nero
e con l'aurora piangente
si offriva di portare su spalle
il mio feretro piccolo
ma le signore del giardino pubblico
si ricordavano delle mie malinconie
e mi sapevano bruciata
in ceneri sparse in un
lontano paese.
Il primo di maggio
17 anni giocavano a calcetto
nel giardino pubblico
ma quando sono morta
hanno fatto un minuto di
rumore per onorarmi,
così la luna anche
se era giorno è venuta
a dire la sua, ha
detto:" Non mi dimenticherò
mai di lei
perchè sapeva dimenticarsi
di essere triste".
Gli uccelli hanno applaudito
in lacrime e siccome
mi sembrava educato
li ho ringraziati.
Il primo di maggio
il mondo si è arrabbiato con me
perchè ho fatto prendere
uno spavento a tutti
dimenticandomi di essere morta,
stavo in un giardino pubblico.