venerdì 25 febbraio 2011

Tangled and Far

Che tu non hai legami
col mondo terreno
non hai liane striscianti
che s'avvinghiano al collo
ma le tue dita di luce
di grande spirito
s'affondano nel cielo
in radici invisibili e pulsanti.

Che nel sangue ti scorrono stelle
e non hai nulla che s'avvicini alla terra
a parte me.

venerdì 18 febbraio 2011

And she cried.

Con tutti i miei sacchetti mezzi pieni e profumati in tasca ho cominciato a sentire quel fastidioso ronzio nelle orecchie e tremito alle mani che ogni tanto, si sa, prende.
E non riuscivo a posare gli occhi su cose che non avessi già visto, e più le guardavo, più mi saliva la sensazione di angoscia, il non sapere, il vomito, il tremito alle mani e il ronzio nelle orecchie.
Così mi sono precipitata contro a un muro per appoggiarmi e avevo il respiro spezzato.
E' passato un autobus e ci sono salita sopra, un uomo continuava a cercare il mio sguardo e io lo puntavo sul vetro sporco senza muoverlo di un millimetro, tenendo gli occhi più spalancati che potevo per non piangere, maledizione, non piangere che tanto non ci riesco da troppo tempo ormai, che non c'era alcun motivo, perchè è tutto già visto, è tutto già vissuto, è tutto già lì da sempre.
Con il ronzio nelle orecchie e il fastidioso tremito alle mani ho risposto un fiebilissimo "Sì" a un uomo dalla faccia gentile che mi chiedeva se scendevo, e poi non sono scesa.
Una donna seduta mi ha sfiorato la mano e mi ha chiesto scusa, io l'ho guardata implorandola: lei leggeva un libro sul sentirsi donna oggi.
Mi sentivo gli occhi accartocciati e le sopracciglia più contorte che mai mentre mi imponevo di non muovere di un millimetro lo sguardo dal vetro sporco; mi veniva da bisbigliare Essere innamorati è felicità senza accento, così per dire una cazzata qualsiasi.
Ho continuato a ignorare l'uomo che palesemente cercava il mio sguardo e ho sentito i battiti del cuore che diventavano sempre più lenti.
Ho pensato a Cartesio, e alla sua ghiandola pineale, e a tutti i collegamenti interessanti fra idee e percezioni.
Improvvisamente il mondo si è congelato, l'autobus si è fermato; si era al capolinea e stavo in un parcheggio abbandonato. Io ero abbandonata.
Mi ero calmata, mi ero abbandonata.
La sensazione di prima era dispersa e ghiacciata nella nebbia che saliva lenta da Milano, come l'angoscia, il non sapere, il vomito, una cappa di ghiaccio brillante e voglioso.
Sono scesa con l'uomo che cercava il mio sguardo, e lentamente siamo andati a casa, ognuno per la sua strada, con un ronzio nelle orecchie e un fastidioso tremito alle mani.

lunedì 14 febbraio 2011

Estratti

[..]
Sento la mia esistenza borbottare prepotentemente pulsando sotto la carne e fuoriuscirmi dal corpo per posarsi sulla pelle più bruciante che mai.
Sto in un bar ad attendere che i minuti scorrendo si facciano notare.
Una signora grassa passa guardandomi: la cosa mi pare incredibile.
Da un lato mi trovo a subire passivamente quest'affacciarsi di coscienza, e mi sembra assurdo che si possa davvero notare che io esisto, dall'altro l'idea che ciò venga ignorato mi suscita un terribile disgusto e odio feroce, e devo riaffermarlo con rabbia.
Così mi aggrappo alle sigarette, agli odori, alle umiliazioni, agli sguardi delusi, a questa penna che scrive.

[..]
La mia spontaneità, il mio istinto di sopravvivenza, mi spaventano.

[..]
L'orologio ticchetta, la mia scrittura si fa più piccola e incerta; l'orologio ticchetta.
Il caffè sarà freddo, ormai; la sigaretta mi pende abbandonata fra le dita.
La barista mi sta guardando, lo so; mi guarda sempre, ancora.

[..]
L'aria di Milano oggi è irrespirabile.

[..]
Io tremo da due giorni. Ho fremiti incontrollabili per tutto il corpo: li guardo affascinata.
E' quest'esistenza che mi vibra addosso, di un' impertinenza irresistibile.

[..]
Le persone non vedono la mia stanchezza, o forse la intuiscono ma non la giustificano.
Devo sembrare molto noiosa.
Mi chiedo se anche X ha mai provato questa noia.
Mi chiedo se mi sta pensando.

venerdì 11 febbraio 2011

EsseRe.

Silenziosa sgocciolo
scivolando sopra
strenue sistemazioni
scavate.. sospiro
sola.
stracciato sentimento
s'insinua strisciando
sul sonetto
-sommesso sussurro-
sappi
sei sempre
serenità sublime
stolido stupore
sfiorando scie
di sole sul
sudato sguardo.
Siamo
sovrani dell'essere
se sfidando
storie di sangue
sappiamo, insieme.

giovedì 10 febbraio 2011

Nel sottomondo.

Allora, adesso ti dico cosa facciamo.
No, no, sta' zitto un secondo, ti dico io cosa facciamo.

Stasera, andiamo a cena da X e da Y.
Ci facciamo mostrare le foto delle loro vacanze, portiamo una bottiglia di vino e ridiamo e ci lamentiamo tutti insieme di tutto. Poi non facciamo tardi, che domani dobbiamo lavorare.

Aspetta, aspetta, allora ti dico adesso cosa facciamo.
No, no, sta' zitto un secondo, ti dico io cosa facciamo.

Stasera, andiamo al cinema.
A vedere quel film appena uscito, di quell'autore che tanti anni fa era bravo, ci credeva davvero, adesso ogni volta che fa qualcosa c'è da tremare fino all'ultimo momento. Magari stavolta ancora si è salvato, lo possiamo guardare insieme e poi stare svegli fino a tardi a commentarlo.

Aspetta, aspetta, allora ti dico adesso cosa facciamo.
No, no, sta' zitto un secondo, ti dico io cosa facciamo.

Stasera, stiamo a casa.
Accendiamo la televisione, e ci scagliamo contro tutto quello che vediamo. D'accordo? Urliamo addosso allo schermo, gesticoliamo un sacco e se ti viene sete mi alzo io per prenderti da bere, e ti ascolto dalla cucina inveire ancora. Guardiamo anche i programmi criptati del mattino, se vuoi, così domani andiamo al lavoro con la bile bella calda fin nei polmoni.

Aspetta, aspetta, allora ti dico adesso cosa facciamo.
No, no, sta' zitto un secondo, ti dico io cosa facciamo.

Stasera, andiamo al parco sotto casa.
Ci compriamo un pacchetto di sigarette e ti prometto che parleremo solo di Bellezza. Di poesia, musica, arte, letteratura, e un sacco di altre cose: le ribalteremo da cima a fondo e staremo a guardare l'alba ancora parlando. Così domani ci sentiremo speciali, un po' diversi, migliori, andando al lavoro con gli occhi arrabbiati e blu di stanchezza.

Aspetta, aspetta, allora ti dico adesso cosa facciamo.
Sì, sì, continua a guardarmi con gli occhi pieni di lacrime, ti dico io che non so cosa possiamo fare per Fare.

mercoledì 9 febbraio 2011

Similitudini.

Siamo così     simili.
Sì, simili
lì, nel mio
c'è il tuo
e si mischiano
e attirano in accordi
di fughe e sonate preromantiche
un po' maliziose e sfuggenti.

Allora passo le ore
ad ascoltarci
anche nei silenzi
lì siamo sempre più simili..

E quando tutto giunge a una fine
mi sembra come si prospetti un orizzonte
d'azzurro e d'oro
che promette e tinge in cielo con le dita
mille inizi
d'azzurro e d'oro

così ogni cosa torna     simile
ai nostri occhi incrociati
sopra linee infinite
che sono i nostri limiti
anche questi, simili.

sabato 5 febbraio 2011

Compassione.

"E' disperato, e' disperato"
e si tocca la testa
e si piange sul petto
lasciando scie di trucco e sporco
sulle guance, ad ammorbidirsi e poi avvizzire.

"Non riesce a sentire il tuo odore
la tua voce, il tuo passo
tutto di te lo disturba
lo dispera"
e nel tempo si disperde
l'affetto innato del tempo
e le lacrime asciugate
nel vento, nei parchi abituali.

"Non riesce a sentirti
così senza realtà
senza idea di un futuro
senza speranza di salvezza"
si tocca la testa e piange
guardando il vuoto si mette a urlare
e non si ferma, non si ferma
è un orologio che scandisce
il ritmo nella danza
per le parole della realtà

le parole di un altro riportate da un altro
nel giorno prima al domani di nero
uguale all'oggi e all'ieri scanditi
un dolore che rimbalza di corpo in corpo
così assoluto che non s'assottiglia nemmeno

son i residui di un cordone
che fa fatica a sciogliersi
della morte che s'intravede
nella solitudine dei giorni spenti
nel giorno che viene che non hai chiesto
che non è come l'hai chiesto
e non è il tuo, e non importa
e non è ancora di nessuno, e non importa

e quelle grandi mura sull'animo
che rosse si ergono nel sangue
dello spirito frustato e rinchiuso


ma ora a te dico, a te impongo d'ascoltare

Quella disperazione levigherà
il tuo parlare di passione
e potrai allora provare compassione
per il vero senso d'Amore.

mercoledì 2 febbraio 2011

L'inverno fra l'inverno dell'inverno in inverno.

stasera ho attaccato
la gola dell'inverno
e con gran calma ho succhiato
ho distrutto e ricostruito
il nostro inverno

che nell' inverno dell'inverno
ci si era come dimenticati
di dove portassero quelle grigie
strade masticate dalla nebbia

e le si percorreva al fianco
di martiti e San Sebastiani
con le pungenti frecce di freddo addosso
e le rosse di sangue guance livide

che nell'inverno dell'inverno
le ossa scricchiolavano
come rami secchi risuonavano al vento
e nei boschi ci perdevamo
seguendo le ombre e orme
di fauni e ninfe drogati

e ci mangiavamo gli occhi per scaldarci
e graffiavamo le mani per l'orrore
discendendo sentieri tortuosi
giù dal monte della disperazione

ma il rimedio stasera l'ho trovato
con gran calma la gola all'inverno
ho attaccato,
è l'inverno dell'inverno.

martedì 1 febbraio 2011

Le storie della buonanotte non richiedono poi così tanto tempo.

Notturno dell'amore perduto

Raccontami di nuovo
di come mi cercavi
di quanto ti disperavi
per i vicoli ciechi
di città nel vento e sul mare, di notte..

Oh, se vedo il tuo volto
ebbro di stelle nel notturno vagabondaggio
e di milioni di stelle cosparsa la fronte
febbrile, tu percorrevi le mute strade
Riportalo ora, il suono del mio nome, di notte..

Già che adesso le ombre
mi legano al letto
e il cuscino soffoca
l'angoscia degli occhi
Lo stesso silenzio assassino
percuote la stanza di buio
e incerto il respiro
si straccia sul muro!

Raccontami di nuovo,
raccontami!
mi cercavi?
ti disperavi?
erano gonfie le guance di sospiri
e di mille inquieti passi i piedi?

Ribolle il vento, s'arrotola il mare nel nero..
Sia chiusa la finestra
chè più luccica il sudore sulla mia pelle
di quelle tiepide stelle smorte
ti hanno smarrito!
per i vicoli ciechi
di città nel vento e sul mare, di notte..

Raccontami di nuovo
se mi cercavi
se ti disperavi
E' notte, io sono tanto stanca..