lunedì 28 marzo 2011

Blub.

La Noia, oggi, è tornata a trovarmi.
Roba da affogarci, la testa sotto quella grande massa pulsante e gialla che mi rappresenta e piccole, sparute bollicine di respiro moscio su, sulla superficie. Blub.

Più che altro perchè non me l'aspettavo, mi ha colto alla sprovvista; il minuto prima stavo lentamente tornando a casa dopo un lunedì pomeriggio qualsiasi, ed ero tranquillissima, quando in un secondo, tempo di girare l'angolo, la Noia, proprio lei, signori, con il suo cappello di feltro e il lungo bastone bianco, mi stava già fissando maliziosa, pronta a prendermi a braccetto.

Che oramai mi conosco, sapevo benissimo cosa fare, prima che veramente mi si appoggiasse alla pelle e mi impedisse di intellettualizzare per un po'; mi conosco, altrochè, e il pacchetto che ho comprato era delle sigarette più leggere che mi riuscisse di trovare (ridevo mentre pagavo, perchè pensavo agli attori dei film degli anni 40 che dicono "Mi accendo una bionda").

La cosa meravigliosa è stata vedere una sedia abbandonata in mezzo al parco sotto casa; una bellissima, nostalgica sedia abbandonata proprio nel mezzo, se ne stava lì con tutte le erbacce e le bottiglie di birra spaccate intorno, sopra, addosso, senza fare niente se non aspettare la mia Noia.

Son stata lì  seduta con le gambe accavallate a guardare le sigarette passare da venti, a dodici, a otto, a quattro, ammazzavo il tempo e il respiro nel disperante rimandare, ma è stato inevitabile:
siamo rimaste sole, fuori dal fumo artificiale.

E c'era questo cielo che si tingeva di giallo, così come le case attorno, e l'erba stessa, la sedia, i miei vestiti, le quiete biciclette dei bambini, le coppie di anziani, il gelataio, il pacchetto vuoto, le mamme, i cagnolini e i loro bisogni borghesi, i negozianti amici, l'arrotino, i film degli anni 40 e l'orrore, dio mio, l'orrore
La Noia ha sputato su tutto mentre mi obbligava al silenzio più assoluto.

Allora mi sono sfiorata il naso perchè ancora ci volevo provare a convincermi che non mi stessi trasformando in parte di quella massa pulsante e gialla che mi rappresenta, che mi annoia da morire, ma mi sono sentita la faccia molle, gli occhi spenti, le dita languide.
Il vento soffiava leggero, ed era giallo pure lui; mi ha tinto i capelli di biondo, biondo, ancora quel biondo dal sapore giallastro e nauseante, che pulsava lentamente, come ogni altra cosa in quel momento; di una lentezza inesauribile e violenta.

Che silenzio, signori, che silenzio. Nulla poteva disturbare l'ironica apatia di quell'istante.

Così non funziona, sorridendo ho bisbigliato alla Noia, ma lei già si era stufata di stare a guardarmi; passeggiava distante, su e giù, battendo forte il bastone a terra e continuando a sputare in giro.
Il peggio doveva ancora venire.


Perchè è cominciato il turbinio funesto di poesiole miste a frasi e illusioni mentali, la pazzia galoppava nuda su cavalli di gomma e cartapesta e io cadevo nel nulla mentre i sogni pulsavano di giallo e l'unico desiderio era il nulla, per contrapporlo (almeno giustapporlo, suvvia) a quelle grandi ipocrisie idealistiche che affollano ed esaltano il mio ego, infiammandomi lo spirito di fuochi artificiali e scoppiettanti, colpendo seccamente e facendo risuonare di sensazioni uniche, da non ripetere, quelle belle scenografie di colori gialli gialli gialli che mi porto dentro e mi obbligano a credermi speciale, e la Noia, tempo fa, ha decapitato col bastone tutti i miei fantocci artistici, e qualcuno mi spiega perchè adesso sta ballando lontana, via da me, via dal parco abituale?

Mi sono alzata incamminandomi nel giallo e, insieme ai continui "mi" riflessivi, mi ripetevo per sopravvivere
No, davvero, così non funziona affatto.

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A trascivere queste parole, ho riso come una pazza.
Nel tepore di casa, nel grande amore che succhia queste pareti fra il pianoforte, quel quadro e il libro di greco, la Noia non ci vuole mettere piede, manco morta.

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