lunedì 14 febbraio 2011

Estratti

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Sento la mia esistenza borbottare prepotentemente pulsando sotto la carne e fuoriuscirmi dal corpo per posarsi sulla pelle più bruciante che mai.
Sto in un bar ad attendere che i minuti scorrendo si facciano notare.
Una signora grassa passa guardandomi: la cosa mi pare incredibile.
Da un lato mi trovo a subire passivamente quest'affacciarsi di coscienza, e mi sembra assurdo che si possa davvero notare che io esisto, dall'altro l'idea che ciò venga ignorato mi suscita un terribile disgusto e odio feroce, e devo riaffermarlo con rabbia.
Così mi aggrappo alle sigarette, agli odori, alle umiliazioni, agli sguardi delusi, a questa penna che scrive.

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La mia spontaneità, il mio istinto di sopravvivenza, mi spaventano.

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L'orologio ticchetta, la mia scrittura si fa più piccola e incerta; l'orologio ticchetta.
Il caffè sarà freddo, ormai; la sigaretta mi pende abbandonata fra le dita.
La barista mi sta guardando, lo so; mi guarda sempre, ancora.

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L'aria di Milano oggi è irrespirabile.

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Io tremo da due giorni. Ho fremiti incontrollabili per tutto il corpo: li guardo affascinata.
E' quest'esistenza che mi vibra addosso, di un' impertinenza irresistibile.

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Le persone non vedono la mia stanchezza, o forse la intuiscono ma non la giustificano.
Devo sembrare molto noiosa.
Mi chiedo se anche X ha mai provato questa noia.
Mi chiedo se mi sta pensando.

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