venerdì 18 febbraio 2011

And she cried.

Con tutti i miei sacchetti mezzi pieni e profumati in tasca ho cominciato a sentire quel fastidioso ronzio nelle orecchie e tremito alle mani che ogni tanto, si sa, prende.
E non riuscivo a posare gli occhi su cose che non avessi già visto, e più le guardavo, più mi saliva la sensazione di angoscia, il non sapere, il vomito, il tremito alle mani e il ronzio nelle orecchie.
Così mi sono precipitata contro a un muro per appoggiarmi e avevo il respiro spezzato.
E' passato un autobus e ci sono salita sopra, un uomo continuava a cercare il mio sguardo e io lo puntavo sul vetro sporco senza muoverlo di un millimetro, tenendo gli occhi più spalancati che potevo per non piangere, maledizione, non piangere che tanto non ci riesco da troppo tempo ormai, che non c'era alcun motivo, perchè è tutto già visto, è tutto già vissuto, è tutto già lì da sempre.
Con il ronzio nelle orecchie e il fastidioso tremito alle mani ho risposto un fiebilissimo "Sì" a un uomo dalla faccia gentile che mi chiedeva se scendevo, e poi non sono scesa.
Una donna seduta mi ha sfiorato la mano e mi ha chiesto scusa, io l'ho guardata implorandola: lei leggeva un libro sul sentirsi donna oggi.
Mi sentivo gli occhi accartocciati e le sopracciglia più contorte che mai mentre mi imponevo di non muovere di un millimetro lo sguardo dal vetro sporco; mi veniva da bisbigliare Essere innamorati è felicità senza accento, così per dire una cazzata qualsiasi.
Ho continuato a ignorare l'uomo che palesemente cercava il mio sguardo e ho sentito i battiti del cuore che diventavano sempre più lenti.
Ho pensato a Cartesio, e alla sua ghiandola pineale, e a tutti i collegamenti interessanti fra idee e percezioni.
Improvvisamente il mondo si è congelato, l'autobus si è fermato; si era al capolinea e stavo in un parcheggio abbandonato. Io ero abbandonata.
Mi ero calmata, mi ero abbandonata.
La sensazione di prima era dispersa e ghiacciata nella nebbia che saliva lenta da Milano, come l'angoscia, il non sapere, il vomito, una cappa di ghiaccio brillante e voglioso.
Sono scesa con l'uomo che cercava il mio sguardo, e lentamente siamo andati a casa, ognuno per la sua strada, con un ronzio nelle orecchie e un fastidioso tremito alle mani.

1 commento:

  1. leggendo questo pezzo ho provato le stesse sensazioni di quando leggo Saramago. Il tuo ronzio costante, imperituro è la stessa lattea cecità dell'umanità dipinta da quel genio di Saramago. Ma almeno voi, due su sette miliardi, ci vedete, eccome se ci vedete bene.


    SYG

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