mercoledì 22 giugno 2011

Lei ha rinunciato alla vita.

Lei ha rinunciato alla vita.
Eppure non la giudico, poi che in passato l'ha veduta, l'ha toccata l'ha palpata.
L'ha goduta nelle sue fibre intesse saldamente, vi si è infiltrato nel fiore degli anni rimangiandosi le spine e torcendosi le dita nel rimpianto.

Dev'essere stato facile, dev'essere stato noioso.
In un certo senso, la capisco.

Ma lei ha rinunciato alla vita.
Avendomi insegnato la pluralità della natura umana, l'unitarietà dell'infinito molteplice e frammentario, il denominatore comune che ci rese Uomini dai tempi primordiali, da greci dei a contemporanei senzienti.

Lei ha rinunciato alla vita.
E ora sta sulla soglia ad attendere che batta ancora un solo fiebile colpo, uno solo ancora, non per aprire spalancare la porta, ma per continuare a gemere pietà languendo sulla moquette stantia, avvolto da petali marciti e spine spine conficcate ovunque.

Prima del nulla, del denominatore comune.

1 commento:

  1. Lei ha rinunciato alla vita
    Ed ha conosciuto la morte, che altro non è se non l’estrema vita.

    Lei ha rinunciato alla vita
    Eppure ogni sua poesia è la vendetta contro l’avanzata della morte prepotente.

    Lei ha rinunciato alla vita
    Portando cicatrici insanabili dentro l’anima, gelide come l’inverno: ma il sole le scioglierà, rendendole la sua essenza.

    Lei ha rinunciato alla vita
    Desiderando svanire come una nuvola dopo la tempesta.

    Lei ha rinunciato alla vita
    Sperando tuttavia che l’ultimo granello di sabbia non sia portato via dal mare.

    Lei ha rinunciato alla vita
    Ma solo per cercare nella morte quello che in vita è difficile dare.

    Lei ha rinunciato alla vita
    Donandone un’altra, con i suoi inconsci sorrisi ad un morto.

    La vita non ha rinunciato a Lei.

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