mercoledì 15 giugno 2011

82 anni ci sono voluti.

Quando la salutai, a malapena mi rispose, ed era tutta felice perchè il vicino, finito di dar da mangiare al pappagallo, era corso a ripararle la televisione: aveva solo rischiato di rimanere sola.
Disse che sono troppo magra, ma il pranzo me lo cucinò in fretta, e borbottando incessantemente: contro la sinistra, contro gli omosessuali, contro i neri, contro se stessa e le sue ossa, troppo deboli in proporzione alla carne.
Dopo averla salutata, io ancora non avevo detto una parola, e l'avevo lasciata dire masticando lentamente in silenzio.
Quando poi quel silenzio fu anche suo, allora si decise a parlare veramente.
Disse che non sono matta, come dice mia madre, ma sensibile, e come tutti i sensibili sono solo poco strana: ma l'importante era che non fossi amorfa (usò proprio questa parola).
E mi intimò di darle i pantaloni, chè li aveva notati benissimo quegli squarci dall'usura.
Io con le lacrime agli occhi la guardai rammendare a fatica, senza sorprendermi più di tanto che non ci fosse filo abbastanza resistente da tenere insieme i pulsanti slabbri delle nostre ferite da separazione inevitabile, dentro: ho rimpianto poco di essere stata lì in quel momento, ma resistitetti solo poche ore.
Mi faceva troppo male ripensare all'inseparabile infanzia che ci eravamo concesse tanto tempo fa.
E con i miei buoni pantaloni tutti ricuciti sono uscita sotto la pioggia, presso le rive, a ricercare quei giorni.

1 commento:

  1. io sto piangendo bianca. Queste poche righe hanno scavato un solco nel mio animo, profondo, mi hanno fatto riflettere su tante cose (e chiamiamole cose per non dilungarci troppo). Sei una grande anima

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