giovedì 23 settembre 2010

Risorgimento

L'altro giorno mi sono sentita strana, e sono andata in piazza Risorgimento, sotto la statua di San Francesco che tutto guarda e tutto vede, ma pure niente abbraccia con le sue mani di granito.
Mi sono seduta ai suoi grandi giganti piedi sperando che mi desse un po' di conforto, e da lontano si stava avvicinando un uomo.
Indossava dei pantaloni bianchi, e una polo azzurra. Lo vidi attraversare la strada tra mille macchine che cominciarono a urlare e a puntare le zampe per terra, come ogni bestia che venga spaventata e voglia sentirsi più potente, e pensai che quell'uomo fosse pazzo.
Teneva infatti le mani incrociate dietro la schiena, e metteva un piede davanti all'altro solo dopo averlo osservato a lungo, come se un semplice arto possa davvero aiutare a muoversi nel mondo, e i capelli bianchi e lunghi erano schiaffeggiati dal vento, pure non sembravano svegliarsi.
Pensai che quell'uomo fosse pazzo, perchè muoveva la bocca come a sussurare a questo arrogante vento tutti i suoi pensieri.

Quando approdò sull'isola dove la mia statua orgogliosa si ergeva insieme a quella di San Francesco, lo osservai mentre si avvicinava a un altro uomo e gli urlava qualcosa gesticolando molto, per poi allontanarsi lasciandosi alle spalle uno sguardo sconcertato, forse un po' imbarazzato, sicuramente arrabbiato.
Poi si chinò ad accarezzare un cane, e sorrise come se si aspettasse una smorfia di ricambio, una zampa o un segno amichevole. Il cane lo annusò diffidente e scappò, anche la coda sdegnata, e davvero fui quasi convinta che quell'uomo fosse pazzo.

Cominciò a salire le scale e probabilmente mi vide, ma come ho giò detto, io quel giorno mi sentivo strana, e non m'importava più di tanto che un forse pazzo venisse a invadere i miei così chiamati spazi vitali.
Così insomma si sedette al mio fianco e mi chiese una sigaretta, fumammo insieme in silenzio e non riuscivo a pensare ad altro che alla sua pazzia.

E cominciò a parlarmi di Aristotele e dello stoicismo, delle correnti d'aria e delle statue di granito, dei bambini che attraversano senza guardare e della vita che continua tra mille pericoli, delle stelle e dell'influsso della luna, dei cani che sono come i padroni, dei veri padroni, dell'amore e dei tesori nascosti in un segreto intimo.
Tracciò nell'aria alcune figure geometriche e mi spiegò che erano una stronzata, e che l'armonia era data dalla bellezza infusa in ogni forma. Rise al ricordare che bisogna ricordare gli atomi e i legami che li tengono uniti, lui sapeva solo che non si sarebbero mai divisi; e mi confidò che quando udiva una lingua straniera traduceva solo gli occhi di chi parlava. E infine mi parlò di famiglia e chiesa, di colori e nuvole, di musica e biciclette, di caffè e giornali stracciati e venditori ambulanti e occhiali da vista e cioccolato e soprattutto di ottobre, perchè voleva portarsi avanti, aggiunse.

Volle stringermi la mano, e quando fece per andarsene io ancora non avevo detto nulla, perchè intimamente sentivo il momento speciale che in quel quarto d'ora era stato il mio personale mondo, al di fuori da tutti i limiti e pregiudizi, lo sentivo leggero nel petto come il vento che piegava gli steli d'erba in piazza Risorgimento.

Così salii sulla bici, e tornai a casa pedalando molto in fretta.
Forse ho sentito una donna dire a sua figlia, mentre le passavo accanto:
"Questa è pazza".

2 commenti:

  1. "Quando udiva una lingua straniera traduceva solo gli occhi di chi parlava". questa frase è davvero spettacolare. e con questo ho concluso.
    laura

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  2. Questa è spettacolare davvero, non mi stancherei mai di leggerla.

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